Che i sindaci umbri emanino Ordinanze per “contenere” le attività di caccia, che costituiscono un reale pericolo per l’incolumità pubblica, provocando ogni anno morti e feriti anche nei cittadini non cacciatori.

Con riferimento alla diffida inviata a mezzo pec al Sindaco di Perugia, dato che l’Ordinanza Contingibile e Urgente per contenimento ed uccisione in braccata di cinghiali che si presumevano presenti in città non è stata ritirata in regime di autotutela come richiesto, si comunica di aver presentato a mezzo pec, Accesso Civico, inviato anche alla Procura della Repubblica di Perugia ed alla Corte dei Conti -quest’ultima perché l’impiego di decine di appartenenti alle Forze dell’Ordine, con turni di servizio festivi straordinari, si presume abbia comportato una apprezzabile spesa di fondi pubblici- come previsto dalle vigenti normative affinché possa essere accertata ogni possibile violazione di legge.

Sappiamo bene che il Sindaco, quale Ufficiale di Governo, può adottare provvedimenti contingibili ed urgenti, purché per affrontare situazioni eccezionali ed impreviste, per le quali sia impossibile utilizzare i normali mezzi apprestati dall’ordinamento giuridico e previa accertamento della situazione di effettivo pericolo di danno grave ed imminente per l’incolumità pubblica, non fronteggiabile con gli ordinari strumenti, che deve emergere da approfondita istruttoria.

Con riferimento alla sicurezza urbana e all’incolumità pubblica, a noi appaiono assenti, in questo caso, i requisiti della contingibilità (per fatto imprevedibile, eccezionale o straordinario) e dell’urgenza (presenza di un pericolo imminente che deve essere fronteggiato immediatamente), come peraltro implicitamente ammesso dall’ordinanza stessa, che risulta ufficialmente emanata per “contenimento della specie cinghiale”. Come dimostrano decine di articoli di giornale, fin dal 2013 è nota la presenza di cinghiali in zone urbane della città di Perugia e dintorni, probabilmente di passaggio nel Parco di Santa Margherita, classificato nel PRG del Comune di Perugia come “corridoio di rinaturazione”, dove gli animali selvatici possono spostarsi tra i vari territori nonostante le tante barriere urbanistiche. La presenza di selvatici a ridosso della città non pare una nuova emergenza imprevedibile, da fronteggiare con lo strumento extra ordinem, bensì una “consuetudine” presente da anni, la cui sicurezza si poteva realizzare ad esempio apponendo reti a tutela di edifici e aree urbane, segnalazioni acustiche e visive nei punti prevedibili (ci fanno sempre lo “stradello”) di attraversamento strade, in quanto possono esservi rischi quando i selvatici (non solo cinghiali) attraversano all’improvviso, specie se fuggono terrorizzati da spari o braccate.

Il grande pericolo sta infatti nelle armi: la stagione venatoria 2019-2020 terminò con 27 morti e 68 feriti, di cui 7 morti e 15 feriti cittadini non cacciatori, colpiti dai proiettili delle doppiette e, nonostante il lockdown, l’ultima stagione venatoria si è chiusa il 31 gennaio 2021 con 14 morti e 48 feriti, di cui 4 morti e 5 feriti non cacciatori.

La caccia è infinitamente più pericolosa dei cinghiali, i quali si riducono sterilizzando i maschi e vietandone l’allevamento (nella sola Umbria risultano autorizzati decine di allevamenti di cinghiali); è l’uso delle armi nella caccia che i sindaci devono vietare o almeno ridurre al minimo possibile se vogliono tutelare l’incolumità dei cittadini.

Chi ama la caccia, faccia quella fotografica…

 

Dott.ssa Maria Patrizia Latini – Delegato Regionale LAC Umbria

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