Trento 8 luglio 2019

 

In considerazione della molteplicità di notizie che si sono rincorse convulsamente nei giorni scorsi, vorremmo dare un ampio, realistico e oggettivo quadro della situazione: in particolare per l’orso braccato M49 ma anche per tutti i grandi carnivori presenti in Trentino.

Da anni abbiamo posto l’accento sull’importanza dell’INFORMAZIONE e della FORMAZIONE dei cittadini e dei turisti sulle modalità di comportamento in aree frequentate da orsi e lupi.
• Da anni ribadiamo la necessità di rendere sempre più stringente il divieto assoluto di disturbare, o peggio, attirare – con cibo o altro – la fauna selvatica, in particolare i grandi carnivori. La pericolosità e l’illiceità dei comportamenti delle persone che interferiscono con i selvatici, richiedono azioni decise, finalizzate a disincentivare il disturbo alla fauna. Per questo si deve sanzionare chiunque compia azioni atte a disturbare o attirare la fauna selvatica, in particolare i grandi carnivori.
• Da anni chiediamo di verificare che gli allevatori rispettino le condizioni previste per l’ottenimento dei contributi di sostegno alla zootecnia, fra cui essenziale è la presenza dell’allevatore, e di accertare se gli allevatori realizzino le attività di prevenzione, che hanno dimostrato di essere molto efficaci nella protezione degli animali d’allevamento.
• Da anni evidenziamo come stiano altrove i rischi per la sicurezza pubblica, fra cui si colloca certamente la caccia (che causa feriti e morti ogni anno), in particolare quando si permette che i cacciatori possano girare armati fino ad un’ora dopo il tramonto, situazione che rende quasi impossibile riconoscere chi o cosa si muova nella boscaglia!
• In realtà sono altre le specie che rendono insicura la montagna! Infatti, mentre da secoli nessuna persona è stata uccisa da orsi e lupi, nell’arco alpino si contano ogni anno persone colpite dalle gravi, talvolta letali, patologie trasmesse dalle zecche e dalle zanzare, e molte persone vengono ferite o uccise dai bovini al pascolo. E, nonostante ciò, nessuno pensa, in nome della sicurezza pubblica, di impedire agli allevatori di portare gli animali in alpeggio, ma solo di avvisare i turisti di comportarsi adeguatamente!

L’intenzione di catturare e rinchiudere per sempre l’orso M49 nell’inadeguato spazio del Casteller (meno di 5.000 metri quadrati, per un animale che notoriamente si sposta in un areale di 250 chilometri quadrati) sta costando moltissimo alla nostra provincia, in termini di cattiva pubblicità, mentre tutte le ricerche dimostrano come la presenza dei grandi carnivori dia un’immagine di ambiente protetto nella sua naturalità ed abbia una ricaduta in termini di visibilità sui media, sia in Italia che all’estero, che si può stimare in varie centinaia di migliaia di euro ogni anno. A fronte di ciò, non dovrebbero pesare le poche migliaia di euro di danni, giustamente e costantemente indennizzati agli allevatori danneggiati.

A noi la morte degli animali d’allevamento spiace ancor più che a chiunque, avendo fatto una scelta di vita improntata al rispetto di ogni essere senziente, portando molti di noi alla scelta di non mangiare carne e nessun prodotto di origine animale.

Abbiamo chiesto con forza, finora inascoltati dalla giunta provinciale, la ripresa del PROGETTO EUROPEO DI COESISTENZA CON I GRANDI CARNIVORI (“SUPPORT TO ADDITIONAL REGIONAL/LOCAL PLATFORMS ON COEXISTENCE BETWEEN PEOPLE AND LARGE CARNIVORES”).

La piattaforma sulla coesistenza tra grandi carnivori e popolazione umana è parte di un servizio di supporto alla Commissione Europea: coordinata dall’Istituto di Ecologia Applicata (IEA), è già iniziata ed è già stata finanziata. L’istituzione della piattaforma trentina era stata sollecitata dalla precedente amministrazione PAT e la Provincia di Trento era stata preferita ad altre regioni europee che pure ne avevano fatta richiesta. Tale progetto rappresentava uno dei pochi, reali strumenti per superare i conflitti fra le parti, portando a possibili soluzioni e consentendo una migliore tutela della fauna e della biodiversità.

Evidenziamo come la prevenzione dei rischi andrebbe attuata con maggiore cognizione da parte della nuova amministrazione, e come il mondo della zootecnia debba prendere coscienza del concetto di rischio d’impresa, come avviene in tutti i settori economici.Tutta la questione dovrebbe rientrare nell’alveo della scientificità. Solide basi scientifiche le conferirebbero una dimensione oggettiva, scevra da isterismi e panico. Non è certo drammatizzando e facendo allarmismo, che si tutela la sicurezza pubblica. Anzi si fa il contrario di quanto ci insegnano scienza e coscienza. Nessuno può certo augurarsi che in Trentino l’unica fauna tollerata sia costituita solo da mucche, pecore e capre! La biodiversità è una ricchezza che molti territori – giustamente – ci invidiano e di cui dovremmo essere orgogliosi.
Per quanto riguarda l’alfabetizzazione scientifica, se si fosse iniziato a educare gli studenti alla convivenza con gli animali selvatici fin dal 1999, anno di inizio del progetto Life Ursus, oggi avremmo molti giovani, e le loro famiglie, attrezzati culturalmente a reagire con maturità e competenza, non dando ascolto a falsi allarmismi creati ad arte.
Con preoccupazione rileviamo l’artificiosità con cui si sta favorendo il crescere dell’esasperazione in taluni rappresentanti di categorie economiche, con il rischio di supporto al bracconaggio. In assenza di reale informazione scientifica qualunque incidente alle persone in presenza di orsi, potrebbe essere causato dalla disinformazione e dal timore, più che da oggettivi comportamenti aggressivi di animali selvaggi, che per loro indole temono l’uomo.
Con preoccupazione abbiamo preso visione dell’interrogazione di un consigliere di minoranza, con cui chiede se sia vero che i contributi per fornire agli allevatori le opere di prevenzione siano stati diminuiti dei due terzi, passando dai precedenti 120.000 Euro ai soli 40.000 Euro.

Infine è sicuramente motivato il rifiuto del Ministro di dare il via libera alla cattura, in quanto si tratta di un animale definibile “dannoso”, ma certamente non “pericoloso” per le persone: l’orso M49 ha dimostrato di evitare le persone infatti le azioni messe in atto dall’animale non ravvisano le ipotesi previste nel PACOBACE per attivarne la captivazione o l’uccisione. Nonostante ciò il Presidente della giunta trentina ha emesso ordinanza di rimozione dichiarando boriosamente che non ha bisogno dell’autorizzazione del Ministro.

Grazie per l’attenzione

Per ENPA (ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI) dr. Ivana Sandri
Per LAC (LEGA ABOLIZIONE CACCIA) dr. Caterina Rosa Marino

 

ENPA del trentino Alto Adige – LAC Lega Abolizione Caccia onlus

 

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