INDENNIZZI PER SERVITU’ VENATORIA: LA REGIONE MARCHE BOCCIA LA MOZIONE BISONNI

Per l’ennesima volta, i nostri politici ed amministratori hanno dimostrato il loro asservimento alla lobby dei cacciatori, respingendo una legittima e sacrosanta richiesta di adempimento di una legge dello Stato. Ma la cosa più incredibile sono le “motivazioni” con cui hanno cercato di giustificare la loro bocciatura, che fanno pensare che ci troviamo di fronte a persone in malafede o quantomeno non preparate e quindi non adatte al ruolo di assessori ed amministratori regionali.

Da un lato l’assessore all’agricoltura Casini ha tirato in ballo le tipologie di colture agricole e i danni eventualmente arrecati alle stesse dall’attività venatoria, sostenendo che non si possa parlare di indennizzi, in quanto nel periodo della stagione venatoria, quindi in autunno e inverno, sulla maggior parte dei terreni agricoli non sono in atto coltivazioni e comunque, ove vi fossero, la caccia sarebbe vietata. Ma nel caso dell’art. 15 della Legge n. 157/92, non si parla di rimborsi per “danni alle colture”, ma per “servitù venatoria”! Questa fattispecie giuridica, è stata introdotta volutamente dal legislatore quale indennizzo per lo squilibrio a favore dei cacciatori, generato dagli effetti dell’art. 842 del codice civile, che permette appunto ai soli cacciatori italiani, fatto unico al mondo, di entrare nei fondi privati anche senza il consenso dei legittimi proprietari. Quindi non ha importanza se un terreno sia coltivato o lasciato incolto, come pure se sia frequentato o meno dai cacciatori, basta semplicemente che esso sia inserito nella pianificazione venatoria del territorio agro-silvo-pastorale per avere diritto al rimborso! Stiamo parlando infatti di “lesione” del principio della “proprietà privata” e del principio di “uguaglianza tra cittadini”, dove in questo caso è evidente che i cacciatori risultano privilegiati rispetto a tutti gli altri cittadini!

L’assessore alla caccia Pieroni, più scaltramente, ha detto che, in base ai dati forniti dall’Ufficio caccia della Regione, risultano pochissime richieste di indennizzo da parte dei proprietari terrieri, il che dimostra che il meccanismo funziona bene e quindi non necessita di particolari accorgimenti. Queste dichiarazioni di Pieroni non rispettano però la realtà, in quanto solo il sottoscritto, nel corso degli anni, ha raccolto e protocollato una settantina di domande di rimborso da parte di proprietari e conduttori di fondi agricoli, con tanto di risposte evasive da parte della Regione, che rimandava poi la richiesta agli Ambiti Territoriali di Caccia competenti e viceversa! Il fatto poi che le richieste di indennizzo per “servitù venatoria” siano comunque pochissime rispetto alla enorme platea degli aventi diritto (praticamente quasi tutti coloro che possiedono un terreno) si spiega nel fatto che le organizzazioni sindacali e rappresentative degli agricoltori e dei coltivatori diretti non hanno mai informato i loro iscritti di questo loro diritto sancito dalla legge e questo credo sia quantomeno scandaloso e dimostri quanto queste organizzazioni non tutelino affatto gli agricoltori!

Ma la storia non finisce qui, perché insieme al consigliere regionale Sandro Bisonni, che ringraziamo per l’impegno e per l’entusiasmo con cui porta avanti queste battaglie per il rispetto dei diritti dei cittadini più deboli e dimenticati dalle istituzioni, ed ai nostri legali, sosterremo le istanze dei proprietari terrieri e dei conduttori di fondi agricoli, ricorrendo se necessario anche al TAR e alla Corte dei Conti e proponendo una “class action” su scala nazionale, affinché questi “diritti” e questi rimborsi, che hanno peraltro valore retroattivo, vengano rispettati ed onorati anche nel resto d’Italia.

Ancona, li 26 Marzo 2019 Danilo Baldini – Delegato LAC per le Marche

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