Nella seduta di giovedì sera, 31 gennaio, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero Affari Regionali, ha deliberato – tra l’altro- di impugnare alla Corte Costituzionale quattro articoli in materia di caccia della c.d. “Legge di revisione normativa e di semplificazione 2018”, votata dal consiglio regionale della Lombardia (l.r. 17 del 4 dicembre 2018).

Il Governo, anche a seguito di un esposto delle associazioni ambientaliste LAC, LIPU, LAV, WWF, ENPA, ha rilevato ben 4 illegittimità in altrettanti articoli in materia di esercizio della caccia, poiché in palese contrasto con la normativa nazionale .

In particolare sono state violate disposizioni statali relative:

– alla annotazione non immediata, sul tesserino venatorio regionale, degli animali selvatici appena abbattuti dal cacciatore;

– alle distanze di rispetto dai luoghi di lavoro e dai fabbricati rurali in caso di utilizzo dei fucili nell’attività venatoria da appostamento;

– alla esclusività delle opzioni di caccia praticate o da appostamento fisso con richiami vivi o in forma vagante, attività che non può essere svolta in entrambe le modalità da parte del cacciatore;

– alla misurazione delle distanze di sicurezza degli appostamenti di caccia rispetto ai fabbricati, che vanno calcolate tenendo conto delle distanze lineari, a prescindere dalla morfologia del terreno.

Per la LAC, Lega Abolizione Caccia, ” è scandalosa la pratica di legiferare da parte delle Regioni, come la Lombardia, approvando disposizioni che già in partenza si riconoscono come illegittime e in contrasto con i principi di ripartizione delle competenze in materia di gestione e tutela ambientale.”

01.02.2019

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