Un Re ci è stato tolto

Esistono tante interpretazioni del concetto di bellezza, e tra queste, quella che a quanto pare appartiene a chi per passatempo imbraccia un fucile è incomprensibile, oltre che inaccettabile.

Qualcuno non riesce proprio ad ammirare lo splendore della natura senza ucciderlo.

C’è chi nel nome di un oscuro canone estetico preferisce vedere una testa di cervo maschio appesa nel salotto di casa invece che ammirare la potenza e l’eleganza di un esemplare dominante che riempie di forza e di vitalità assoluta l’ambiente che gli fa da cornice.

Le spiegazioni profonde le lasciamo agli psicologi; noi ci fermiamo a una superficie deprimente che ci fa pensare: cancella la bellezza perché si sente un mostro. O ancora: è davvero un mostro, che ritiene, consapevolmente o meno, che qualcosa possa avere la dignità del bello solo se diventa suo, morto, cancellato. Ma ben trattato da un tassidermista che ha colto l’attimo del dolore e dell’orrore. Questo, ancora una volta, pensiamo guardando e rivedendo le immagini insieme bellissime e tragiche della breve storia che segue queste righe.

Ancora una volta ci chiediamo: ma davvero bisogna scendere a patti, mediare e riconoscere come soggetti politici dei macellai che si vestono di parole vuote e ormai preistoriche come tradizione e cultura?  

E non si creda a chi millanta una caccia “di selezione, per il bene della natura”. Non è paragonabile a quella naturale, dove sopperiscono i deboli e i malati, mentre invece chi spara sceglie gli animali più belli, forti, con bei palchi, magari per avere un premio in un qualche concorso del comprensorio o ambito territoriale di caccia.

Nell’autoritratto di cattivo gusto nel finale del video che ci è pervenuto, il veterinario che ha abbattuto tanta bellezza nel territorio in cui esercita la sua professione, una professione che secondo noi è in contrasto con queste gratuite uccisioni.

 

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