Sparo quindi costruisco
SPARO QUINDI COSTRUISCO
Proseguiamo nell’analisi del museo degli orrori giuridici ed ambientali costituito dal disegno di legge n. 1552 depositato al Senato il 20/6/2025 dai quattro capigruppo del centrodestra, su esplicito suggerimento del ministro dell’agricoltura e di varie frange del mondo venatorio.
Stavolta ci soffermiamo su una vecchia marchetta pensata, tanto per cambiare, per i cacciatori da appostamento fisso, la categoria probabilmente più nociva e parassitaria per il patrimonio faunistico costituito dagli uccelli migratori.
In base all’art. 5 del d.d.l. del centrodestra, l’ autorizzazione per ogni appostamento fisso di caccia, ovvero la concessione (di solito quinquennale, rinnovabile) ad utilizzare in via esclusiva una porzione di terreno ove è installata una struttura finalizzata a sparacchiare ai volatili, realizzata “in legno , o con strutture in ferro anche tubolari, o in prefabbricato quando interrati o immersi”, costituirebbe un titolo abilitativo, purché non si alteri permanentemente lo stato dei luoghi.
In pratica si ribadisce una norma già infilata di straforo nella disciplina della caccia nel 2015, nientepopodimeno che con la legge 221 volta a promuovere “misure di green economy” (sic !).
Come faccia lo stato dei luoghi a non alterarsi con un prefabbricato presente sul posto, ad esempio, per dieci anni, è un mistero che i senatori firmatari non ci hanno ancora svelato. Non sarà un caso che la relazione illustrativa nulla ha argomentato in proposito….
In pratica si mantiene l’andazzo, avviato dieci anni or sono, secondo cui una concessione per un appostamento fisso, rilasciata da un impiegato di un ufficio caccia regionale, viene equiparata ad un titolo edilizio rilasciato da un dirigente di un ufficio tecnico comunale, che in questo caso però, oltre ad avere ben altre competenze tecniche, deve attenersi alle previsioni e alla disciplina edilizia, alla pianificazione regionale e allo strumento urbanistico comunale per quell’area.
Nessuna prescrizione sulle misure, sulle superfici, sulla sicurezza, sulla compatibilità estetica con il contesto agricolo e naturale.
Non è neanche dato sapere come questa disposizione scombiccherata si concili anche con i vincoli paesistici ed idrogeologici che possono interessare una specifica superficie di terreno; infatti la Corte Costituzionale ha già ribadito che le autorizzazioni paesaggistiche per questi manufatti vanno comunque richieste (es. Sentenza n. 139/2013, per una violazione in materia prevista da una legge regionale veneta).
Vogliamo sottolineare che gli appostamenti fissi di caccia, soprattutto in alcune aree del Paese, oltre ad impoverire il patrimonio avifaunistico, costituiscono un elemento di degrado non trascurabile dei contesti rurali. Chi non si è mai imbattuto nelle brutture rappresentate da palchi sopraelevati realizzati tra gli alberi con tubi metallici tipo “Innocenti”, o in baraccamenti vari muniti di feritoie, con tetti in lamiera ondulata e materiali di recupero, talvolta -internamente- con stufe e letti compresi ?
Si arriva all’estremo (bresciano e non solo) di manufatti in muratura, sui cui da troppo tempo si chiude un occhio, che nulla hanno da che fare con l’alibi tanto sbandierato della condizione “precaria”.
Sparo dunque costruisco ? Niente male per un disegno di legge che, nelle premesse depositate al Senato, si prefigge di “disciplinare un complesso di attività e di strategie funzionali alla conservazione, al controllo e all’utilizzazione del patrimonio faunistico”. Sì, la strategia del fucile, dei richiami vivi in gabbiette e della carpenteria fai da te.
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Firma la proposta di legge di iniziativa popolare per abolire la caccia e vietare l’ingresso ai cacciatori nella tua proprietà, aumentare le aree protette e molto altro.