C’è un volto nascosto della caccia, un mondo crudele al riparo dagli occhi dei più:
Come si addestrano i cani da seguita?
Questo video è francese ma non crediate che in Italia gli animali utilizzati se la passino meglio.
⬇️Abbiamo ad esempio i filmati di come addestrano i cani per la caccia in tana alla volpe ⬇️
LAC sta raccogliendo firme che chiedono attraverso una petizione che tanta crudeltà venga fermata, stiamo ancora aspettando la risposta del Ministro Costa.
Chi ancora non l’avesse fatto, firmi o diffonda
⬇️⬇️⬇️raggiungiamo le 200.000 firme!⬇️⬇️⬇️
Gli animali selvatici utilizzati durante l’addestramento dei cani vengono maltrattati psicologicamente e se impedito il contatto fisico attraverso l’uso di gabbie in cui vengono rinchiusi i selvatici il maltrattamento è psicologico: è in corso l’aggressione da parte di un cane ed il selvatico non ha modo di scappare, essendo rinchiuso in gabbia, oppure come visto nel video viene comunque morso.
Nonostante la dizione normativa, secondo la giurisprudenza non è necessario, per la sussistenza del reato, che dai maltrattamenti sia derivata una vera e propria lesione all’integrità fisica dell’animale. La Corte di Cassazione, infatti, ha più volte affermato che per la commissione del reato di maltrattamento “non è necessario che si cagioni una lesione all’integrità fisica, potendo la sofferenza consistere in soli patimenti” (Cass. Pen., sez. III, 21.12.1998, n. 3914). Pertanto il reato di maltrattamento può essere ravvisato anche nel caso in cui l’animale sia sottoposto a sofferenze di tipo ambientale, comportamentale, logistico ed operativo.
In qualsiasi ambito, non solo in attività venatoria, non è MAI ammesso il maltrattamento animale.
Sul rapporto tra legge speciale in materia di animali e legge generale affrontato dalla Cassazione con la sentenza numero 46784/05, è chiarito che tutti gli animali sono oggetto di protezione, al di là delle attività cui essi sono costretti (es. caccia circhi, macellazione). Sentenze successive hanno ribadito quanto sopra espresso. A conferma che la norma si riferisce a qualsiasi animale, è importante riportare una sentenza di condanna, in applicazione della pena su richiesta ex art. 444, nei riguardi di una donna imputata del “reato previsto e punito dagli articoli 81 e 544 bis codice penale perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, per crudeltà e senza necessità, cagionava la morte di numerosi animali quali conigli, pesci, topi, criceti, pulcini, grilli, lumache, insetti, crostacei ecc. mediante schiacciamento e spappolamento con i piedi secondo i dettami della pratica del crush fetish”. (Tribunale ordinario di Milano, Sezione distaccata di Rho, Sentenza n. 410/11, ud. del 23/4/12).
Violenza su animali = violenza su umani
Un recente studio condotto dal Nirda (Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali) dell’ex Corpo Forestale dello Stato e dall’associazione Link-Italia effettuato nelle carceri italiane, grazie alla collaborazione del Dap (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), ha dimostrato scientificamente che il maltrattamento sugli animali è un fenomeno di pericolosità sociale. Lo studio è stato condotto su un campione di 537 detenuti per reati diversi. Di questi l’87% da minorenne ha maltrattato, ucciso o assistito a maltrattamenti e uccisioni di animali. Il 64% dei detenuti ha maltrattato animali da adulto e, tra questi ultimi, quasi la metà aveva già maltrattato animali da minorenne.
“Questo studio”, spiega la Presidente di Link – Italia, Francesca Sorcinelli, “è molto significativo perché consente oggi di affermare in modo scientifico che la stretta correlazione esistente tra maltrattamento e uccisione di animali, violenze interpersonali e lo sviluppo di ogni altro comportamento antisociale criminale, è un fenomeno assolutamente vero in termini scientifici e non più solo attribuibile a percezioni o intuizioni personali date dal buonsenso. Oggi è un dato scientifico incontrovertibile”.
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