DOMENICA 10 SETTEMBRE 2017
IN TRENTINO APERTA LA
STAGIONE DI CACCIA

DOPO SOLI DUE GIORNI SIAMO GIÀ A QUOTA DUE CACCIATORI MORTI!

Antonio Lorenzetti, settantenne diPinzolo, è morto, a causa di un malore, nel giorno dell’apertura della caccia in Trentino, il 10 settembre 2017. Michele Penasa, settantenne di Verdesino, è stato colpito a morte da una fucilata al ventre ieri sera. Le 19.30 è l’ora del tramonto, in questo periodo dell’anno, in Trentino; pare che intorno alle 20.00 di ieri sera l’anziano fosse in compagnia di suoi amici cacciatori, in circostanze ancora da chiarire: sia che fossero a cena (ma … si maneggiano i fucili a cena?); o che fossero in appostamento, in condizioni di visibilità non esattamente favorevoli per l’ora e la fitta pioggia; che stessero mostrandosi a vicenda chi avesse l’arma più potente o che si accingessero a scaricare le armi; il fatto è che uno di loro ha ricevuto una fucilata all’addome e di conseguenza è morto per dissanguamento. Inutili i tempestivi soccorsi.

Esprimiamo massima solidarietà e partecipazione del loro dolore ai familiari della vittima e ci rammarichiamo che simili episodi abbiano ancora a ripetersi, in pieno ventunesimo secolo!

Il presidente dell’Associazione cacciatori trentini in occasione del primo giorno di caccia senza incidenti aveva sottolineato che è: “Segno della responsabilità di chi maneggia le armi in ambito venatorio”.

Il 5 settembre 2010 il cacciatore Claudio Angeli aveva ucciso accidentalmente il compagno di battuta Samuele Torresani di soli 26 anni e nel 2011 ha patteggiato sei mesi, con sospensione della pena. Andando ancora più indietro nel tempo il 4 novembre 1968 il padre del Vescovo di Trento, Monsignor Lauro Tisi, morì in seguito ad un incidente di caccia.

Non volendo proseguire con questo drammatica contabilità rammento che a ogni stagione venatoria si riavvia un triste computo di vittime, occultato dall’uso del termine “incidente”, terminologia addomesticata che fa il paio con l’abusata consuetudine di chiamare morti bianche le vittime sul lavoro. Chiamare le cose con il loro nome, per quanto sgradevole, sarebbe già un passo avanti.

A ogni stagione di caccia, non considerando le prodezze dei bracconieri ma solo dei cacciatori legali, abbiamo milioni di animali “prelevati” cioè uccisi o feriti e lasciati agonizzare a lungo; abbiamo milioni di animali vittime della caccia anche indirettamente perché disturbati nelle fasi di alimentazione, migrazione e riproduzione, o vittime di avvelenamento da piombo rilasciato dalle munizioni usate e, specie in aree umide, il saturnismo fa stragi di volatili e mammiferi.

A ogni stagione di caccia, abbiamo morti e feriti non solo tra chi si diletta nell’esercizio “dell’arte venatoria” ma anche tra inermi cittadini intenti alle loro consuete pacifiche attività: tra gli appassionati di giardinaggio colpiti nei loro orti e giardini, colpite massaie che stendono il bucato, feriti e uccisi tra persone in attesa alla fermata della corriera, e anche tra persone che, ignare, passavano in auto o in bicicletta, troppo vicini ai seguaci della dea Artemide.

Non dimentichiamo che il soggetto che si trova a vivere una tragica consuetudine nell’uso del fucile e nel gesto di colpire a morte un essere vivente, senza porsi alcuna remora, può trovare una tragica facilità nel risolvere conflitti domestici o condominiali a fucilate. E’ sufficiente scorrere le notizie di cronaca ed è fin troppo facile individuare molti cacciatori che se ne rendono protagonisti cosa che dovrebbe sollecitare un certo allarme sociale dal momento che i possessori di licenza di caccia sono solo l’1% della popolazione ma si rendono protagonisti di atti violenti o incidenti gravi in percentuale ben maggiore!

Il presidente della Provincia Ugo Rossi ha emesso una “Ordinanza contingibile e urgente, che prevede il monitoraggio, l’identificazione e la rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica” nei confronti della mamma orsa KJ2, uccisa da un forestale provinciale con una fucilata al collo, lasciando orfani due cuccioli di 8 mesi. Chiediamo che per altrettanti motivi di sicurezza pubblica sia chiusa la caccia sul territorio della PAT per evidente incompatibilità con la vita di persone e animali e per evitare inquinamento e disturbo su un territorio così bello.

Il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, ha recentemente vietato il gioco del cricket nei parchi di Bolzano, limitandone la pratica esclusivamente negli spazi creati appositamente per lo sport, perché l’esercizio di tale attività in aree ricreative pubbliche è stato ritenuto pericoloso per la pubblica incolumità, in seguito alla commozione cerebrale procurata da una velocissima palla lanciata, per incidente, da un gruppo di giocatori a un piccolo di due anni che giocava sul balcone della sua abitazione. Gli incidenti capitano: anche con innocenti palline da tennis, da baseball o da cricket, ragion per cui si gioca in aree appositamente delimitate.

Se si evitasse di andare in giro imbracciando il fucile forse potremmo salvare delle vite?

Certamente sì.

La caccia è necessaria?

Certamente no.

Gli animali non si riproducono in maniera esponenziale come piace far credere ai cacciatori per giustificare la loro stessa esistenza. Gli animali selvatici, anche in assenza di predatori, si assestano su un numero di capi che il territorio in cui vivono può sostenere, per spazi e risorse alimentari. La caccia non ha più alcuna ragione di esistere se non come sadico trastullo di un triste manipolo di anziani massacratori per sport: è ora di dire basta a tutto questo!

Grazie per l’attenzione
Dott. Caterina Rosa Marino
LAC Trentino Alto Adige/Südtirol

 Trento 12/09/2017

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