Regione Lombardia e il rispetto della legalità
Apprendiamo con raccapriccio ma purtroppo senza più stupore (quello è svanito da tempo) l’attacco polemico affidato a un comunicato stampa del 13 giugno dell’Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi, a seguito della decisione del Consiglio di Stato. Il massimo organo giurisdizionale amministrativo ha infatti rigettato la richiesta di sospensiva del divieto di caccia sui valichi montani, ribadendo un principio fondamentale di legalità.
-Mancanza di rispetto istituzionale e Inadempienze croniche:
L’Assessore Beduschi, in quanto amministratore pubblico, ricopre un ruolo al servizio della collettività. Era quindi suo dovere mantenere un linguaggio e un comportamento che riflettano il rispetto per le istituzioni e per l’ordinamento giuridico, senza calpestare i principi fondamentali della legalità.
È doveroso ricordare che, da oltre trent’anni, la Regione Lombardia ha sistematicamente eluso l’applicazione della Legge 157/1992, che impone il divieto di caccia sui valichi per tutelare le specie migratrici. Queste aree sono cruciali per il passo degli uccelli e li rendono particolarmente vulnerabili, complice la presenza illegittima di migliaia di appostamenti fissi di caccia.
La Regione Lombardia, nonostante lo scandaloso dispendio di denaro pubblico, è stata ripetutamente soccombente in ogni grado di giudizio (TAR, Corte Costituzionale, Consiglio di Stato) e, per le sue reiterate inadempienze, è stata persino commissariata.
– La Caccia è una Concessione, Non un Diritto:
Affermare che vengano “calpestati i diritti del mondo venatorio” rivela una gravissima ignoranza della normativa vigente, ancora più preoccupante se proviene da un assessore con deleghe all’agricoltura e alle foreste, settori intrinsecamente legati alla gestione faunistica.
Ribadiamo con forza quanto stabilito dall’Art 12 della Legge 157/92: l’attività venatoria è una concessione, non un diritto inalienabile e garantito.
Una concessione è un permesso statale, che può essere regolamentato, limitato o revocato nell’interesse pubblico. L’esercizio della caccia è inoltre consentito solo se non contrasta con l’esigenza primaria di conservazione della fauna selvatica, come sancito dall’Art.2 della medesima Legge.
– Il Pretesto Fallace della Peste Suina Africana:
Il riferimento alla Peste Suina Africana (PSA) per giustificare la caccia sui valichi è un pretesto palesemente fuorviante. La quasi totalità dei valichi montani si trova nelle province settentrionali (Bergamo, Brescia, Como e Sondrio), aree in cui la PSA non ha ancora contagiato alcun cinghiale. Esistono già specifici e più incisivi strumenti normativi per la gestione localizzata dell’emergenza PSA, strumenti che la Regione, ancora una volta, non ha attuato efficacemente. Utilizzare la caccia sui valichi come misura generale per la PSA è un’argomentazione priva di fondamento scientifico e logico.
Per una Gestione Trasparente ed Equilibrata:
Invitiamo l’Assessore Beduschi e, più in generale, Regione Lombardia – un’amministrazione purtroppo esautorata di compiti e poteri, occupata e piegata agli interessi esclusivi dei cacciatori – a promuovere una gestione più equilibrata, inclusiva e trasparente del territorio e della fauna selvatica.
La trasparenza è un pilastro irrinunciabile che deve tradursi nella piena partecipazione di cittadini e associazioni, e non solo quelle venatorie, nei processi decisionali.
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