Conclusa l’ “Operazione Pettirosso 2022”
I numeri impressionanti dell’operazione Pettirosso 2022 del SOARDA
Viene da chiedersi se tanti denunciati in pochi giorni e tanta avifauna depredata dipenda dalla legalizzazione dello spiedo in una Regione con uno dei peggiori blackspot del bracconaggio.
Basta l’impiego nel periodo più «caldo» di pochi agenti determinati e che non contano le ore straordinarie per rimettere a nudo la realtà della caccia nel Bresciano. Per ridicolizzare gli ammuffiti luoghi comuni che dipingono gli hobbisti delle fucilate come un popolo di cittadini onesti e incensurati. Onesti forse fino a quando nessuno li controlla, e incensurati, spesso, solo per le scappatoie legali che consentono di cancellare i reati venatori con una oblazione. O per idiozie giuridiche come la tenuità del fatto oppure ancora per le tante archiviazioni della magistratura.
A smascherare ancora una volta una realtà molto diversa ci sono (anche) le 141 persone denunciate e anche una arrestata, dai carabinieri forestali del SOARDA, in sinergia con i Gruppi Carabinieri forestali di Brescia, Bergamo e Mantova, che naturalmente ringraziamo per la faticosa e preziosa attività svolta, nell’arco di un solo mese di lavoro nel Bresciano.
Questo è il dato principale della nuova edizione della storica Operazione pettirosso iniziata dall’ex Corpo forestale dello Stato.
Un numero impressionante raggiunto anche grazie all’attività sul campo della LAC, che si affianca ai 3.089 uccelli selvatici sequestrati, 1.763 purtroppo morti e gli altri rappresentati spesso dagli onnipresenti richiami vivi dotati di anellini falsificati per camuffare esemplari catturati con le reti, ai 1.736 mezzi di cattura illegale messi sotto sigilli – reti da uccellagione, sep, archetti e altre trappole (senza dimenticare i richiami elettroacustici) -, ai 105 fucili messi a tacere e alle 8.513 munizioni di vario calibro sequestrate. Magari perché detenute in sovrannumero e lasciate incustodite. Un cacciatore tra quelli colpiti dal sequestro ne possedeva ben 2.740: forse aveva paura di restare senza nella sua personale guerra alla fauna selvatica.
L’arresto? Ha riguardato un bracconiere di Gussago che sparava con due fucili di costruzione artigianale, e che per non farsi mancare nulla si era dotato anche di richiami elettroacustici, centinaia di trappole e una quarantina di reti.
Due delle operazioni forse più significative portate a termine con successo dal Soarda hanno visto la collaborazione della LAC:
in entrambi i casi si è trattato della scoperta di grandi roccoli clandestini, uno a Lumezzane e l’altro a San Giovanni di Polaveno, dotati tutti e due di sei lunghe reti, richiami elettroacustici, vasche di abbeverata, pastura e decine di uccelli particolarmente protetti e non usati come richiami per i conspecifici. Entrambi appartenenti a cacciatori registrati dalle ormai famigerate federazioni e associazioni di ornicoltori (FOI e AMOV in primis) come allevatori. Gli impianti hanno dimostrato ancora una volta la menzogna dell’allevamento dei richiami e la vera origine della quasi totalità dei turdidi usati dai capannisti: le reti prima (o il furto dei nidiacei) e l’apposizione poi di anellini distribuiti ai soci allevatori senza neppure una voliera e senza alcuna forma di controllo.
La nostra associazione ha poi collaborato all’individuazione di quattro trappolatori presi sui sep o sulle reti. Rispettivamente a Zone, Preseglie, Treviso Bresciano e Roè Volciano.
Scoperto inoltre altri siti di cattura in alta Valtrompia, attorno all’Eridio e in alta Valsabbia i cui gestori, purtroppo, non sono stati individuati. Per ora.
Altrettanto importante è stata anche l’attività di vigilanza venatoria condotta direttamente dalle nostre guardie. Attività iniziata prima dell’arrivo dei carabinieri forestali del reparto speciale e proseguita dopo la loro partenza.
Solo nell’ultimo mese infatti, una decina di cacciatori capannisti e vagantisti denunciati per vari reati grazie al nostro lavoro. Unito a quanto fatto con il SOARDA che si è occupato di cacciatori che le guardie LAC, insieme a quelle di altre associazioni, hanno sorpreso a cacciare con l’utilizzo dei vietati richiami elettroacustici specie non cacciabili e particolarmente protette e con richiami vivi non d’allevamento e anelli contraffatti.