Lollobrigida: il sogno di una riforma spara-tutto

Apprezziamo che il Decimonono abbia ospitato il 23 maggio scorso il lucido contributo di Mario Tozzi sulla proposta governativa di deregulation venatoria, maldestramente in corso di stesura finale da parte del Ministero Agricoltura .
Un ministero -ricordiamolo-  che era stato abrogato nell’aprile 1993 con referendum valido,  col 70,23% di voti favorevoli, ma poi risorto con un mero cambio di nome.
 
Il ministro Lollobrigida, che assieme alle associazioni venatorie ora si affretta a dire che il testo non è ancora approdato formalmente in Consiglio dei Ministri, è stato però “sgamato” in anticipo, visto che la relazione illustrativa e l’articolato sono venuti già in possesso degli organi di informazione.
 
E già in questa bozza si comprende quale sia lo spirito con cui si pretende di gestire in futuro un pezzo della biodiversità italiana…
 
Qualche esempio:
– gli uccelli selvatici feriti a pallini di piombo potranno essere curati dallo stesso sparatore per diventare i suoi richiami vivi ;
– diminuzione delle tutele dei migratori presso i valichi montani interessati dalle rotte migratorie ;
– utilizzo di strumenti di mira ad infrarossi dopo il tramonto, in violazione della Convenzione di Berna sulla vita selvatica, ratificata anche dall’Italia ;
– nessun novità in materia di salvaguardia degli ecosistemi più importanti e delicati per la fauna selvatica ;
– sostituzione di vari pareri scientifici con pareri espressi da un comitato nazionale di composizione politica senza requisiti di competenza particolari per i suoi componenti;
– apertura della caccia nelle foreste e nelle altre proprietà  demaniali ;
– approvvigionamento di richiami vivi con riapertura dei “roccoli”, attraverso catture con le reti espressamente  vietate dalla normativa UE ;
– deregulation per le aziende faunistico-venatorie private, che diverrebbero a scopo di lucro, e che soprattutto nelle lagune nel nord-est impoveriscono il patrimonio faunistico pubblico.
 
Dobbiamo scongiurare questo nuovo tentativo di barbarie legislativa che vuole riportare agli anni ’60 la normativa in materia di caccia, nonostante il crescente disprezzo degli italiani per questa attività, a scapito del patrimonio indisponibile dello Stato.
 
 
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