Non passa giorno ormai che le cronache dei giornali o le pagine dei social non riportino fatti e notizie allarmistiche ed inquietanti che hanno come protagonisti dei lupi famelici che sbranano intere greggi o che si aggirano furtivi per le vie delle città, pronti ad assalire gli ignari passanti. In questo delirio di paura, frammisto a cieca superstizione, non poteva certo risultare indenne Matelica.

Circola infatti da giorni sulle pagine di Facebook un video girato da un passante che ritrae due canidi, che sembrerebbero lupi, passeggiare tranquillamente e in pieno giorno dentro il deposito comunale di via Circonvallazione, a due passi dalla Casa di Riposo.

Subito sono iniziate le grida di allarme sulla pericolosità del lupo nei confronti dell’uomo, da parte di chi evidentemente ha tutto l’interesse a demonizzare ed a creare un clima di odio nei confronti di questo fondamentale e indispensabile animale.

Una volta per tutte bisogna dire che si tratta di una spudorata menzogna quella di attribuire tutte le predazioni e gli attacchi agli allevamenti ai lupi. Infatti, i dati ufficiali dimostrano invece che nella maggior parte delle predazioni i responsabili sono cani inselvatichiti o addirittura gli stessi cani usati come guardiani del gregge. Inoltre, è un’altra colossale panzana quella che siano pericolosi per l’uomo, in quanto in tutto il Pianeta negli ultimi 150 anni non sono mai stati registrati casi di attacchi all’uomo da parte di lupi!

Tutte queste “notizie” inventate servono solo ad inculcare la falsa percezione nella gente di essere circondati ed invasi da questi splendidi predatori. Il censimento più recente ad opera dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), indica in circa 1.500 il totale dei lupi in Italia mentre si stimano in oltre 500.000 i cani inselvatichiti e randagi in Italia. Da queste cifre, si comprende facilmente come le probabilità statistiche che a compiere gli attacchi siano cani e non lupi sono circa 350 volte ad 1! Peraltro, mentre il lupo si tiene ben lontano dall’uomo e lo teme, i cani inselvatichiti invece non ne hanno affatto paura, in quanto lo conoscono bene e nutrono nei suoi confronti molto rancore, trattandosi in maggioranza di cani appartenuti ad allevatori e cacciatori, che sono stati picchiati, maltrattati ed abbandonati da essi perché non adatti alla caccia o alla guardia delle greggi. Quindi semmai dovremmo aver paura proprio dei cani inselvatichiti che non esiterebbero un istante ad attaccarci!

La verità è che tutta questa campagna mediatica denigratoria, diffamatoria e di odio nei confronti del lupo non è fatta in favore degli allevatori, l’unica categoria potenzialmente danneggiata, ma a beneficio dei cacciatori, perché il lupo rappresenta ormai il loro maggior competitore, in quanto in realtà le sue prede preferite sono i cinghiali ed i caprioli, guarda caso anche quelle più ambite dai cacciatori!

Infatti, se il lupo dagli anni ’70 del secolo scorso, quando era quasi estinto, è potuto aumentare di popolazione e si è diffuso su tutto il territorio nazionale, dobbiamo ringraziare proprio i cacciatori che, sempre negli anni ‘70, hanno cominciato ad introdurre in Italia per i loro scopi venatori la sottospecie di cinghiale dell’Est Europa, molto più grossa e prolifera del cinghiale italico, che in breve tempo si è diffusa su tutto il territorio italiano, diventando come detto la preda principale del lupo. Il motivo poi dei frequenti avvistamenti di lupi nei pressi dei centri abitati, sempre che siano effettivamente lupi, potrebbe dipendere da due fattori: il primo è che siano attratti dagli odori e dalla puzza dei nostri rifiuti e in effetti nel video di Matelica si vedono chiaramente i due presunti lupi aggirarsi proprio intorno a dei grandi cassoni pieni d’immondizia! Ma i lupi potrebbero avvicinarsi alle nostre cittadine anche per seguire le tracce delle loro prede preferite, i cinghiali, i quali trovano sempre più rifugio lungo i corsi d’acqua ed i fiumi delle nostre città (Matelica guarda caso è lambita ad ovest dall’Esino e ad est dal Rio Imbrigno) per sfuggire alla caccia accanita che viene fatta loro dalle squadre dei cinghialai.

Quindi, come si vede, torniamo sempre al punto di partenza: se, rispetto a 40/50 anni fa, oggi ci ritroviamo i cinghiali e i lupi sotto casa, lo dobbiamo proprio alla caccia al cinghiale, che ormai rappresenta un’importante fonte di guadagno per i cacciatori, grazie alla rivendita dei capi abbattuti ai ristoranti di cacciagione! E’ chiaro quindi come i destini del lupo e del cinghiale siano strettamente legati e interdipendenti, come pure che la causa della proliferazione e diffusione dei cinghiali (e quindi dei lupi) sia dovuta proprio all’azione dei cacciatori. Questi infatti uccidono soprattutto le femmine capobranco, innescando un processo di destrutturazione dei branchi dei cinghiali, determinando l’aumento del tasso riproduttivo e la riproduzione precoce delle altre femmine e un maggiore tasso di dispersione sul territorio fra gli individui giovani, che sono poi quelli che creano maggiori danni alle coltivazioni agricole e che causano più incidenti stradali. Come è altrettanto chiaro che i cacciatori, spalleggiati da certi organi di informazione, stiano volutamente soffiando sul fuoco, alimentando ed amplificando nell’opinione pubblica la falsa percezione di essere invasi dai lupi e dai cinghiali. Tutto ciò per dimostrare che la caccia, specie quella al cinghiale, non possa essere abolita, ma che anzi sia indispensabile per contrastare pericolose epidemie e pestilenze (vedi peste suina) o per limitare i danni all’agricoltura e ridurre gli incidenti stradali causati dai cinghiali.

Stanno cercando quindi di inculcare nell’opinione pubblica la falsa convinzione che il loro ruolo sia funzionale, assecondando la narrazione del cacciatore come “sentinella dell’ambiente” o come “curatore della fauna selvatica” per “motivi di sicurezza e di ordine pubblico” o per “motivi di salute pubblica”, tutti argomenti che fanno molta presa nella mente della gente comune.

Vorrei però ricordare a tutti, soprattutto a quegli pseudo giornalisti e direttori di giornale che continuano a pubblicare certe “fake news” senza averle prima verificate, che, pochi giorni fa, un cacciatore di Grosseto è stato denunciato per “procurato allarme”, perché aveva dichiarato falsamente di essere stato aggredito e ferito da un lupo, mentre in realtà era stato morso da un cane da caccia durante una battuta alla volpe. Meditate, gente, meditate…

Matelica, li 26 Febbraio 2019

Danilo Baldini – Delegato LAC per le Marche

 

 



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