Se c’è qualcuno che deve veramente gettare la maschera, mettendo in mostra il volto di sponsor della caccia selvaggia che si rifiuta per ragioni politiche di arrendersi alla verità scientifica, e che per questo carica di costi legali inutili tutti i lombardi, questi è l’assessore regionale Fabio Rolfi, non di certo il Governo. Impugnando l’ennesima legge lombarda infarcita di illegalità venatorie, l’esecutivo ha semplicemente messo ancora all’angolo un assessore che sta realizzando un record personale di sconfitte giudiziarie con la sua politica ammazza tutto.

La Lega per l’Abolizione della Caccia plaude alla mossa del Governo, che impugnando la legge di semplificazione 11 del 21 maggio ha voluto sottolineare l’illegittimità di norme che, per esempio, avrebbero consentito la caccia di selezione per tutto l’anno e col visore notturno al cinghiale, e un enorme ampliamento della possibilità di abbattere altri ungulati come il capriolo. Ma anche il sovraffollamento degli ambiti di caccia e dei comprensori alpini col «reclutamento» di cacciatori non residenti sempre per il «controllo» dei presunti ungulati in eccesso.

Affermando che non esistono alternative alla caccia Rolfi continua a fingere di non sapere nulla degli studi che dimostrano come gli abbattimenti in realtà finiscano per moltiplicare gli effettivi delle specie che si voglio ridurre. Ma continua anche a fingere di dimenticarsi di sentenze e leggi che deve applicare.

Come quella dello scorso anno del Consiglio di Stato che obbliga la Regione ad allargare l’elenco dei valichi montani interessati dalla migrazione degli uccelli nei quali vietare ogni forma di caccia. C’è voluto un secondo ricorso per mancata ottemperanza presentato per la Lac sempre dall’avvocato Claudio Linzola perché il Consiglio di Stato ricordasse l’impegno non mantenuto. L’obbligo c’è, ma nel frattempo a Milano stanno cercando disperatamente di ridurre l’ennesima sconfitta provando con un altro stratagemma a stralciare un paio di valichi riducendo così le perdite e impoverendo un provvedimento atteso da quasi vent’anni. LAC preannuncia così il secondo ricorso al Consiglio di Stato per fare accertare l’ulteriore inadempimento regionale: altre spese per i lombardi, altre figuracce per Regione Lombardia.

Nel frattempo la bacheca delle sconfitte di Rolfi si è arricchita indirettamente di un altro flop, stavolta sul caso roccoli. Il tentativo regionale dello scorso anno di riaprire gli impianti di cattura degli uccelli da trasformare in richiami vivi aveva incassato una sospensiva del Tar grazie sempre all’intervento dell’avv. Linzola. Poi lo stesso provvedimento è stato impugnato dal Governo, e alla luce di questo, nella recente udienza di merito ancora il Tar ha chiuso la pratica. Non ha fatto altrettanto l’Anuu migratoristi, principale sponsor della Regione in questo tentativo, che ha ricorso al Consiglio di Stato contro l’impugnazione dell’esecutivo; salvo poi dover fare i conti con un errore procedurale del proprio legale il quale, sbagliando la notificazione, che il TAR a settembre potrebbe dichiarare addirittura nulla, ha auto affossato il proprio ricorso. Ufficio Stampa Lac Lombardia

 

immagine: stralcio cartografico di Google Earth zona intorno a valico di Capovalle (BS) alcuni appostamenti fissi di caccia georeferenziati.

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