22.07.2021

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta di ieri sera, ha deliberato di impugnare alcune disposizioni in materia di caccia della Regione Lombardia approvate due mesi fa (l.r. 8/2021).

Le norme impugnate riguardano l’elusione di annotare subito dopo l’abbattimento, sul tesserino venatorio, gli esemplari di ogni specie, in relazione al monitoraggio dei “carnieri” consentiti.

Ritenuta una forzatura anche la possibilità di usare fascette in plastica, facilmente sfilabili, al posto degli obbligatori anelli metallici privi di punti di frattura, per i richiami vivi usati nelle cacce da appostamento; la disposizione regionale permetterebbe, di fatto manipolazioni e contraffazioni di ogni tipo, agevolando il commercio di esemplari faunistici catturati illecitamente.

Per il Governo, inoltre, la Regione ha frapposto impedimenti giuridici alle attività di controllo dei contrassegni dei richiami vivi da parte degli organi di vigilanza venatoria, limitando attività di pubblico interesse.

La LAC-Lega per l’Abolizione della Caccia, assieme ad altre associazioni ambientaliste, aveva inoltrato un dettagliato esposto in proposito ai ministeri competenti ai primi di giugno.

 

La Lombardia è la prima Regione italiana per reati di bracconaggio ed è ormai tristemente famosa per le solite, decennali politiche di rapina ai danni della fauna selvatica, e in particolare degli uccelli migratori.
Con questa impugnazione il Governo richiama la Regione Lombardia, ancora una volta, al rispetto delle leggi e della tutela ambientale: su questo chi amministra la Lombardia fatica davvero molto. Sul tema si erano anche svolte audizioni in Commissione regionale di contrarietà e presidi e manifestazioni davanti al Pirellone
Regione Lombardia maglia nera

 

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