26 maggio 2020 decima edizione

GIORNATA DELL’ORSO.

A QUALCUNO PIACE L’ORSO, NON NEL PIATTO O IMPAGLIATO MA VIVO, LIBERO E FELICE”

Quest’anno, purtroppo, non potremo incontrarci fisicamente a causa delle difficoltà create dalla pandemia Covid 19, ma possiamo, ancora una volta, maturare ulteriore consapevolezza ecologica ed agire di conseguenza aspettando di poterci incontrare nuovamente. Buona giornata dell’orso: proteggiamoli, tentiamo di liberare con metodi legali quelli prigionieri e di far restare in vita, in salute e in libertà quelli che sono ancora in circolazione.

Noi LAC LEGA ABOLIZIONE CACCIA ONLUS del Trentino Alto Adige/Sudtirol abbiamo iniziato nel 2011 questo percorso in difesa degli orsi trentini, ma anche dell’ambiente e di tutta la fauna selvatica del pianeta, celebrando il 26 maggio 1999 in cui il primo orso, Masun, venne trasportato dalla natia Slovenia ai boschi trentini insieme ad altri 9 giovani orsi e orse che avevano il compito di riprodursi e l’hanno fatto, nonostante i pericoli del bracconaggio e oggi anche della consanguineità. Avremmo preferito che gli orsi potessero spostarsi autonomamente e ricolonizzare le aree da cui, malgrado la protezione garantita in Italia fin dal 1939, erano stati scacciati dalla violenza umana e non da fenomeni naturali ma ciò non è ancora possibile in assenza dei corridoi ecologici che avrebbero dovuto essere realizzati ma a tutt’oggi non esistono.

Per ritornare nei luoghi da cui era stato strappato con brutalità l’estate scorsa l’orso M49, detto Papillon per la sua immediata e spettacolare fuga dalla prigione del Casteller, ha potuto approfittare della quasi azzerata presenza di traffico veicolare causata dall’isolamento forzato delle persone nei mesi scorsi. Il Covid 19 ha avuto questa sola conseguenza positiva: meno traffico cioè possibilità di aria meno inquinata e di fauna selvatica più libera di spostarsi. Quando, finalmente, dopo nove mesi M49 era rientrato nella zona d’origine è stato nuovamente catturato e rinchiuso perché considerato pericoloso ma in realtà ha danneggiato solo materiali e bestiame incustoditi e sarebbero sufficienti semplici accorgimenti per ovviare a questi danni, peraltro immediatamente risarciti dalla PAT. Rinchiudere in gabbia un orso giovane e sano nel pieno della sua vitalità è un delitto ignobile che ben rispecchia la mentalità ristretta e l’incapacità di relazionarsi rispettosamente con la natura di chi lo ha deciso e voluto più per rispondere a esigenze di bassa politica che a un effettivo pericolo per le persone.

È di poco tempo fa anche l’inusitata aggressione a un’arena di canto e area di nidificazione di una specie protetta, il gallo cedrone, in area Parco Paneveggio Pale di San Martino, proprio lì era già quasi arrivata una strada forestale in costruzione con il pretesto di recuperare qualche albero abbattuto dalla tempesta Vaia, tronchi che si potevano spostare con metodi infinitamente meno invasivi. I lavori sono stati prontamente bloccati grazie all’intervento puntuale del quotidiano “Il Trentino” e di giornalisti che hanno fatto il lavoro proprio della stampa e cioè il cane da guardia del potere, non il suo mansueto e sonnacchioso cagnolino da salotto; grazie a un rapido esposto congiunto delle massime associazioni ambientaliste presenti in provincia; grazie all’attenzione di organi d’informazione nazionali e internazionali la “distrazione” di assessore all’ambiente e assessora alla caccia è stata corretta. Ma a quante strade, quante altre opere nocive per il territorio dovremmo fare opposizione? Cementificazione delle sponde dei laghi, quattro milioni di euro per una stazione sciistica a una quota in cui, da anni, non si vede un fiocco di neve, continue regalie al mondo venatorio con denaro pubblico … Le iniziative degli amministratori pubblici dovrebbero essere di protezione per ambiente e salute pubblica, ma così, spesso, non è.

Pochi giorni fa in Alto Adige/Sudtirol un gesto efferato ha dato il segnale di come qualche subumano intenda il rapporto con la fauna da quelle parti: un’aquila è stata uccisa con un colpo di fucile mentre era nel nido, in cova di due uova pronte a schiudersi. Con una sola fucilata il soggetto ancora ignoto ha eliminato tre aquile, dal suo punto di vista un colpo grandioso, dal nostro punto di vita di grandiosa c’è solo la sua inadeguatezza a rientrare nel novero di essere umano. L’aquila è un predatore come il lupo, come, talvolta, l’orso. Che siano al vertice di sistemi biologici complessi che contribuiscono a mantenere in equilibrio perfetto non conta per questi individui, conta solo che le aquile potrebbero predare piccoli di camoscio e che i cacciatori locali si vedrebbero diminuire la possibilità di ucciderli, venderli e trarne profitto. Questi cacciatori si pongono in diretta competizione con i predatori selvatici, ma, mentre il predatore selvatico rientra nel perfetto disegno naturale, il predatore cacciatore armato è un immane elemento di disturbo e squilibrio. Nessun predatore animale è tollerato in Alto Adige/Sudtirol, la Wilderness, dal loro punto di vista, è da addomesticare ed estinguere. Direi che si tratta di un “alto” livello di rapporto con la natura: di rapina, come un cavernicolo della notte dei tempi ma senza averne le necessità.

Tanti anni fa ero una bambina con le treccine e il visetto preoccupato, seriamente impensierita dalle spaventose ciminiere che disperdevano nell’aria di un indolente paesino di mare qualcosa che decisamente non era fresca aria di montagna. Cominciò così una lunga consuetudine con il ragionare intorno a temi ambientalisti e animalisti. Oggi, fortunatamente, vedo un’altra ragazzina con le treccine e l’espressione corrucciata, Greta Thunberg, e mi auguro che i milioni di giovani che la seguono rimangano sul pezzo anche in futuro, perché non abbiamo più tempo per la sensibilizzazione; adesso è il tempo di agire con scelte adulte, mature, consapevoli, il tempo di compiere scelte di vita responsabili di cui i loro genitori non sono stati all’altezza. Solo una minima parte del pianeta ha ancora aree selvatiche, e tra tutti i mammiferi presenti al mondo il 60% sono bestiame d’allevamento, il 36% siamo noi esseri umani (e disumani) e solo il restante 4% sono i mammiferi selvatici. Vanno protetti urgentemente!

L’apprensione per l’ambiente e la fauna non è di tutti i più di 7 miliardi di persone nel mondo, ma dovrebbe esserlo per le pesanti ricadute sulla salute e l’economia. Alcune persone illuminate sono sensibili a questi temi e hanno maturato scelte di vita atte a proteggere ambiente e fauna selvatica, ma, tutti, davvero quasi tutti gli esseri umani hanno una preoccupazione primaria per la propria salute. La pandemia Covid 19 che ci ha messo in trappola dal punto di vista sanitario, sociale, politico ed economico ci dà forte e chiaro un messaggio fondamentale ma che non tutti sono in grado o vogliono cogliere. La malattia si è diffusa tra gli esseri umani in Cina, e poi in tutto il mondo, per l’abuso scriteriato delle residue aree naturali, per la caccia e il consumo di animali selvatici e per abitudini igieniche del tutto inadeguate. Sembrerebbe che la trasmissione del malefico virus sia favorita dalle maggiori quantità di sostanze inquinanti presenti nell’aria ma se anche i futuri studi scientifici non dovessero confermare tale correlazione, di una cosa basilare possiamo essere certi: l’inquinamento di aria, acqua e suolo non è di certo un toccasana per la salute.

Così come l’Umanità nel suo insieme è riuscita a modificare il clima del pianeta; così come è riuscita a spazzare via le aree selvatiche tanto che attualmente solo il 25% del pianeta è ancora in condizioni naturali; così come è riuscita sterminare, dal 1970 a oggi, il 60% della fauna selvatica; allo stesso modo potremmo riuscire a “guarire “il pianeta, a “restaurare” la nostra unica casa. Ne avremmo le capacità. Cosa ci mantiene vivi su questo piccolo pianeta azzurro perduto nello spazio? Una sottilissima fascia di atmosfera, acque e suolo che ci fornisce l’aria da respirare e tutto quel che ci consente di vivere in salute, uno strato delicato, in proporzione sottile come la buccia di una mela e noi cosa facciamo? Buttiamo veleni, nell’aria, nell’acqua e nel suolo e sterminiamo tutta la fauna che mantiene in mirabile equilibrio un sistema biologico preziosissimo. Davvero azioni degne di “Homo Sapiens Sapiens!

Così, come nei tutorial ormai pervasivi su ogni argomento, esisterebbe un “prima” e un “dopo” l’intervento di recupero. Questa sarebbe un grande epica impresa fatta di piccoli gesti di resilienza quotidiana! E da dove potremmo iniziare il nostro restauro? Dalla tutela, cura, ripristino e grande ampliamento delle aree naturali residue e dalla massima protezione della fauna selvatica che le popola. Bisognerebbe principalmente occuparsi di quelle specie, dette ombrello, che a cascata estendono la protezione a tutte le altre; in Europa orsi, lupi e linci, aquile sono specie ombrello. Quindi dobbiamo proteggere i nostri orsi e la fauna selvatica, la biodiversità, perché la loro presenza è di alto valore biologico e in buona sostanza ci mantiene tutti vivi e in ottime condizioni. Dobbiamo farlo perché ci serve a mantenere la salute; facciamolo per egoismo se non per coscienza ecologica o perché è un dovere civile, o semplicemente perché è giusto. Proteggere la fauna, proteggere gli orsi e i lupi significa proteggere il benessere di noi tutti e scusate se è poco. Mai come adesso dovrebbe essere evidente a tutti questa correlazione.

Nonostante la più che pessima amministrazione politica della Provincia Autonoma di Trento l’eccezionale notizia del bambino che, in Trentino due giorni fa, ha incontrato un orso a pochi metri ed ha seguito le istruzioni ricercate ed apprese sul Web con diligenza, coraggio e razionalità ci fa ben sperare per il futuro. Questo formidabile bambino ha evidentemente avuto ottimi esempi familiari ed eccellenti insegnanti che gli hanno consentito di maturare una consapevolezza eccezionale e, spero, contagiosa. Alessandro è un prodigioso esempio che ci lascia ben sperare per il futuro, bravissimo lui e bravissimi i suoi familiari ed insegnanti.

Il Papa Francesco dopo l’enciclica di cinque anni fa “Laudato sì” è tornato sull’argomento il 24 maggio iniziando un anno di riflessione sulla tutela e custodia del Creato invitando tutte le persone di buona volontà ad aderire ed esortando i popoli a curarsi di più e meglio della nostra unica casa comune: la terra.

Buoni propositi per il futuro sono: non trascurare le aree selvatiche, anzi proteggerle; non cacciare o intrappolare gli animali selvatici, anzi proteggerli; vivere nel modo più rispettoso che si può nei confronti del pianeta, basta informarsi per vivere a basso impatto. Possiamo farcela. No alla caccia nei parchi consentita in Trentino Alto Adige/Sudtirol, no alla caccia in ogni luogo, no alle strade nei parchi, stop alle strade, sono troppe, cerchiamo di farci bastare quelle che già esistono, no A31!

Buona vita, salute e prosperità a tutti specialmente agli anziani, alle persone malate, al personale sanitario e alle forze dell’ordine che tanto sono state colpite dalla pandemia. Proteggere gli orsi fa bene alla salute.

Appuntamento al 26 maggio 2021

Cordiali saluti e grazie dell’attenzione

Dott. Caterina Rosa Marino

Caterina Rosa Marino – Delegata LAC per il Trentino Alto Adige/Südtirol

tel. +393473789239             mailto: lactnaa@abolizionecaccia.it

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