LAC- Lega per l’Abolizione della Caccia sostiene la petizione promossa da change.org per chiedere al Ministro della Pubblica Istruzione e alle istituzioni regionali competenti di non autorizzare più, né promuovere in alcun modo “lezioni di caccia e di armi” nelle scuole.

La petizione nata dopo che alcuni giornali locali hanno riportato la notizia che in alcune scuole elementari del bresciano sarebbero stati organizzati incontri con il personale di un’ associazione di armieri su argomenti venatori, ha raccolto in poco tempo più di 130.000 firme.
E’ lapidario il giudizio della LAC a tal proposito. Secondo la sezione bresciana della Lega Abolizione Caccia, si tratta di un modo subdolo per assuefare bambini e ragazzi alla violenza di una pratica che nulla ha a che vedere con la tutela degli animali e dell’ambiente.
L’iniziativa del Consorzio Armaioli di cui dà ampio risalto la stampa nazionale è solo l’ultima delle numerose incursioni fatte dal mondo venatorio negli istituti scolastici della provincia di Brescia: iniziative pensate al solo scopo di legittimare una pessima abitudine del tutto anacronistica e che -come se questo costituisse un alibi – continua ad essere giustificata quale “tradizione”.

Nonostante ogni anno milioni di animali vengano uccisi o gravemente feriti per divertimento;
nonostante l’attività venatoria comporti lo spandimento di tonnellate di piombo nelle acque e nei terreni; nonostante siano già gravissimi gli squilibri a cui la fauna selvatica e l’intero ecosistema sono sottoposti per questa e molte altre attività umane; nonostante questi ed altri aspetti i cacciatori si organizzano per camuffarsi – proprio come il lupo di Cappuccetto Rosso – agli occhi dei più piccoli come “tutori dell’ambiente”, servendosi di un libro di favolette. Si tratta del resto di un mondo fantastico, il loro, nel quale le insanguinate radure artificiali create per ingannare esseri viventi da fucilare si trasformano in paradisiaci “giardini”.
Insopportabili sono inoltre le consuete lamentele contro i vincoli di legge introdotti non per un capriccio di ambientalisti con cani “incappottati”, ma per salvare specie il cui numero è al lumicino, oltre che una biodiversità a rischio.

Se preoccupante è la controffensiva dei cacciatori di fronte al crescente sentimento di contrarietà verso la caccia, più grave è l’atteggiamento con cui il corpo docente e i dirigenti scolastici spalancano loro le porte.
Non solo perché la narrazione proposta dagli “amanti delle doppiette” è condita da censure, falsità e stereotipi. Non solo perché la sanguinosa caccia di “contenimento” di eventuali specie numerose o presunte “invasive”, descritta come benefica e necessaria, è ormai
superata da metodi non cruenti scientificamente validati. Ma anche perché nel Terzo Millennio
l’educazione affettiva ed emotiva di un essere umano non può non passare dallo sviluppo di
un’empatia profonda e responsabile nei confronti di ogni singola vittima di violenza gratuita.
Va aggiunto che al di là di ogni aspetto educativo e pedagogico sono ormai innumerevoli gli studi prodotti in ambito nazionale e internazionale che dimostrano come la violenza sugli animali produca effetti deleteri sulla psiche umana e comprometta le relazioni interpersonali, favorendo comportamenti criminali e antisociali.
Nei mesi scorsi agli istituti che hanno aperto le porte ai cacciatori abbiamo segnalato tutto questo senza ricevere alcuna replica nel merito. Abbiamo invece ottenuto un generico rifiuto in base a un presunto diritto delle scuole di educare alla pluralità di pensiero.
L’idea che siano proprio gli insegnanti a non “sentire” e a non capire quali siano gli aspetti in gioco è raccapricciante, ma anche in questo aveva ragione lo scrittore ed educatore Anthony Burgess:
“La violenza genera violenza”. Il punto è che troppo spesso la violenza è “istituzionale”.

https://www.change.org/p/no-alle-lezioni-di-caccia-nelle-scuole-miursocial 

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