Comunicato stampa , 4/9/2019


Con tre settimane di anticipo, rispetto alla canonica terza domenica di settembre, in quasi tutta Italia le Regioni hanno aperto in deroga la stagione della caccia ad alcune specie.

L’ennesimo assalto alla diligenza sulla quale viaggiano (scomodamente) legalità, patrimonio naturale e buonsenso è andato in scena domenica primo settembre, con l’apertura anticipata della caccia ad alcune specie (come la tortora selvatica) : uno dei tanti mostri giuridici prima ancora che ecologici che caratterizzano la scalcinata amministrazione dell’attività venatoria in Italia. Le cosiddette “pre-aperture” sono state autorizzate in Lazio, Veneto, Campania, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia (provincia Brescia), Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia, Piemonte, Molise.

Un altro regalo alla lobby delle doppiette che rappresenta una solenne presa in giro, dato che si permette teoricamente l’abbattimento di pochissime specie, spesso e volentieri di nullo interesse venatorio (come i corvidi), dando però implicitamente l’opportunità, a chi non rispetta le norme, di abbattere illegalmente anche altre specie già in difficoltà, che nei primi giorni di settembre sono ancora alle prese con lo svezzamento dei giovani.

Anche quest’anno moltissime Regioni, nonostante sconfitte passate nelle aule di tribunali amministrativi, continuano a deliberare gli stessi calendari venatori con parziali illegittimità, che consentono di abbattere esemplari di specie con difficoltà di conservazione, addirittura ignorando i pareri l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e le raccomandazioni dell’Unione Europea e del Ministero dell’Ambiente che chiedevano, ad esempio, di escludere dalle specie cacciabili la Pavoncella ed il Moriglione. Ma anche per altre specie in declino (come Allodola, Canapiglia, Coturnice, Pernice Bianca, ecc.) si aprirà la caccia senza attuare i piani di gestione nazionale o locali, prescindendo da verifiche realistiche dello status delle popolazioni, nazionale con piani faunistico-venatori datati o assenti.

La LAC ha già avviato diversi ricorsi ai tribunali amministrativi per annullare “calendari venatori” e delibere regionali illegittime, come nelle Marche, Liguria, Calabria, Piemonte, accompagnati da relative richieste di sospensiva come misura cautelare. Alcuni hanno già avuto iniziali esiti positivi (Marche) e altri ricorsi sono ancora in cantiere poiché molte regioni, in violazione della legge nazionale, deliberano i calendari venatori a ridosso della stagione venatoria, per renderne più difficoltosa l’impugnazione.

Ci batteremo in tutte le sedi opportune per la difesa della fauna selvatica, patrimonio collettivo , contro una politica spesso sdraiata ai piedi degli interessi di una minoranza numericamente ridicola ma ancora prepotente .

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