31 agosto 2018

Il nostro team formato e preparato composto da guardie venatorie e volontari è sempre sul pezzo.
Da anni la LAC denuncia bracconieri, spesso cacciatori, grazie alle segnalazioni di cittadini e in collaborazione con gli enti preposti, perché ritiene questo sia il metodo più efficace per far applicare la legge.
Con 40anni di attivismo siamo un’associazione testimone del cambiamento, all’inizio della nostra attività le valli bresciane erano disseminate di trappole ovunque.
Il miticoloso lavoro di denuncia, la collaborazione con il Cabs e il supporto della tecnologia, ha fatto sì che nel tempo si siano visti i risultati.
Confidiamo nel nuovo ministro per responsabilizzare le procure, nell’applicazione delle procedure necessarie, per punire seriamente i reati venatori con l’inasprimento delle pene.

Cerchiamo ulteriori volontari,

unitevi a noi in questa battaglia,

contattateci!

Info dal campo balie: chiamate in bresciano le ALIT e mangiate come avviene con i pettirossi per alimentare il mercato nero dello spiedo, quello DOC.
Brutta roba certe “tradizioni”

Vi invitiamo a fare segnalazioni concrete con documentazioni fotografiche e denunciate.
inviando mail a: apusapus64@abolizionecaccia.it
vi daremo dei consigli.

 

Da Bresciaoggi 31.08.2018

ANIMALI NEL MIRINO
Numeri importanti e casi clamorosi per il campo dei carabinieri forestali del Soarda e delle stazioni locali a tutela della migrazione delle balie nere
Spari fuorilegge, denunciato un assessore.
È il responsabile di Ambiente ed Ecologia del Comune di Barbariga, aveva prestato il capanno e il fucile a due persone dal grilletto facile.

Il «canto nuziale» registrato del prispolone supera il rumore della fabbrica vicina, poi arrivano tre spari in una manciata di secondi. Uno va a segno, ma nel capanno non hanno il tempo di andare a recuperare la preda, perchè prima dal mais sbucano due agenti in borghese: sono carabinieri forestali del Soarda, e la caccia fuorilegge nella Bassa finisce all’istante.Nell’appostamento fisso, piazzato tra i campi al confine tra Dello e Barbariga, ci sono due persone, una delle quali armata di un fucile monocanna di piccolo calibro. E proprio la loro presenza trasforma in un caso la battuta agli uccelli protetti attuata con l’uso di un richiamo elettroacustico (vietato) e in periodo di divieto generale (l’episodio narrato è avvenuto il 28 agosto). I due sparatori sono lì per un «favore»: hanno avuto in prestito il capanno e il fucile, entrambi appartenenti all’assessore all’ Ambiente e all’Agricoltura del Comune di Barbariga, Pierdavide Olivari. Peccato che il prestito sia vietato. Da qui la denuncia, sia per il proprietario del fucile sia per uno dei due ospiti: quello che ha sparato. Probabilmente l’assessore ha una percezione tutta sua della tutela dell’ ambiente di cui dovrebbe occuparsi, ma per sua consolazione non rappresenta un caso isolato. Nel passato sono stati denunciati per uccellagione e per altri reati venatori anche altri amministratori locali: dall’alto Sebino alla Bassa. Il volto oscuro della caccia nel Bresciano e la sua strettissima commistione con il bracconaggio hanno trovato una nuova sottolineatura in questi giorni proprio grazie ai carabinieri forestali, del Soarda (Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno degli animali), delle stazioni locali e del comando provinciale, che hanno dato vita a un mini campo dedicato in particolare alla prevenzione e alla repressione della cattura delle balie nere (Muscicapa hypoleuca), piccoli insettivori particolarmente protetti che iniziano la loro migrazione proprio in questo periodo dell’anno, in largo anticipo rispetto alle altre specie.
INIZIATA con l’ennesima denuncia di un capannista bracconiere di Provaglio Valsabbia scoperto con trappole e centinaia di uccelli protetti morti da parte dei militari di Vobarno, la campagna d’agosto è proseguita con la verbalizzazione di altre otto persone in pochi giorni. È successo a Serle, con l’individuazione di un uccellatore avvenuta dopo la scoperta di due uccelli protetti in una voliera di proprietà: poca cosa rispetto alle 16 reti, alle 7 prodine (piccole reti a scatto), ai 23 archetti e ai 40 uccelli protetti (morti) che custodiva in casa.È successo a Zone, con l’individuazione di un trappolatore che grazie a 27 «sep» (le mini tagliole per la cattura degli uccelli insettivori) aveva fatto strage di codirossi, balie e pettirossi. Ed è successo a Lumezzane, con la denuncia di due capannisti sorpresi nei rispettivi appostamenti con fucili e munizioni nonostante manchino ancora molti giorni alla (pre) apertura della caccia. È successo anche a Bovegno, dove i carabinieri forestali hanno sorpreso il gestore di un alpeggio che integrava l’economia familiare con 30 sep, e pure in un’altra zona dell’alta Valtrompia, dove è stato scoperto un autentico giardino della morte. L’«artigiano» che lo aveva realizzato è un cacciatore vagantista valtrumplino che per stendere la sua immensa tesa aveva approfittato anche dell’area circostante l’appostamento fisso di un parente. Lavorando di cesoie e decespugliatore, il bracconiere aveva aperto varchi e piccoli terrazzamenti nel bosco e, potando i cespugli di nocciolo, li aveva trasformati in piattaforme sulle quali aveva piazzato i suoi sep in modo che l’esca fosse ben visibile per le balie. Quante trappole? Ben 129. Non solo: sfruttando i sentieri che aveva ripulito, il vagantista aveva già sistemato parecchi bastoni intagliati destinati a sostenere presto anche decine di archetti. Aspettava soltanto la migrazione dei pettirossi, ma prima delle sue prede sono arrivati i carabinieri forestali di Marcheno.
LE OPERAZIONI descritte hanno visto la collaborazione sul campo dei volontari del Cabs (Committee against bird slaughter), l’associazione di livello europeo che ha stretto una convenzione con il Cufaa (Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare) dell’Arma dei carabinieri, e della Lega per l’abolizione della caccia. Proprio dal Cabs arriva un commento legato non tanto ai risultati, ma a una preoccupante e ricorrente «lettura» giuridica di questi reati. «Ci auguriamo che questa conferma della diffusione nel Bresciano del saccheggio dell’avifauna, un patrimonio internazionale, venga presa con serietà dalla procura della Repubblica di Brescia», sollecitano i portavoce del Cabs. «Abbiamo registrato con preoccupazione la recente archiviazione di numerosi casi di uccellagione attraverso l’applicazione del principio della tenuità del fatto», aggiungono, ipotizzando un atteggiamento di tolleranza da parte della magistratura locale nei confronti dei bracconieri, «frustrando il prezioso lavoro delle forze di polizia ambientale».

Foto Bresciaoggi 31 08 2018

 

 

 

 

 

 

 

 

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