Cani appositamente addestrati entrano nella tana di una volpe e, incitati ed istigati dal cacciatore, ingaggiano un combattimento mortale con chiunque la occupi. La volpe, difendendosi, a sua volta ferisce i cani. Infine, stremata dalla lotta impari, la volpe muore azzannata, dissanguata, ed i cani, feriti, passano ad occuparsi degli eventuali cuccioli.

Fermiamo questa atrocità!

Lac e Rifugio Miletta hanno aperto una petizione per chiedere al legislatore di modificare le leggi attuali.

Studio della Dott.ssa MARCHETTI CRISTINA Medico Veterinario (Patologia forense), ricco di fonte bibligrafiche aggiornate che prova in modo scientifico la stretta correlazione tra questa pratica orrenda e il maltrattamento.

Volpe (Vulpes_vulpes) Revisione della letteratura

 

La legislazione attuale

La legge 157/92 all’articolo 1 stabilisce che è consentito cacciare alcune specie, compresa la volpe, esclusivamente nei modi e termini stabiliti dalla legge stessa.

La legge 157/92 all’articolo 13 stabilisce che i mezzi per l’esercizio venatorio comprendono il fucile ad anima liscia, il fucile a canna rigata, il fucile combinato a più canne, l’arco ed il falco; vieta di usare qualsiasi altra arma e mezzo non espressamente previsti nell’articolo stesso.

La legge 189/2004 ha inserito nel codice penale l’articolo 544 ter che vieta espressamente il maltrattamento degli animali.

E l’articolo 544 quinques che vieta il combattimento fra animali e punisce severamente chi organizza, promuove o dirige tali crudeli attività.

In termini generali, sono comunque vietate tutte quelle modalità di uccisione degli animali nell’attività venatoria che causino strazio o gravi sofferenze agli animali coinvolti.

In qualsiasi ambito, non solo in attività venatoria, non è MAI ammesso il maltrattamento animale.

Sul rapporto tra legge speciale in materia di animali e legge generale affrontato dalla Cassazione con la sentenza numero 46784/05, è chiarito che tutti gli animali sono oggetto di protezione, al di là delle attività cui essi sono costretti (es. caccia circhi, macellazione). Sentenze successive hanno ribadito quanto sopra espresso. A conferma che la norma si riferisce a qualsiasi animale, è importante riportare una sentenza di condanna, in applicazione della pena su richiesta ex art. 444, nei riguardi di una donna imputata del “reato previsto e punito dagli articoli 81 e 544 bis codice penale perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, per crudeltà e senza necessità, cagionava la morte di numerosi animali quali conigli, pesci, topi, criceti, pulcini, grilli, lumache, insetti, crostacei ecc. mediante schiacciamento e spappolamento con i piedi secondo i dettami della pratica del crush fetish”. (Tribunale ordinario di Milano, Sezione distaccata di Rho, Sentenza n. 410/11, ud. del 23/4/12). È da sottolineare che si tratta della prima sentenza di condanna per uccisione di animali quali insetti e lumache.

Perché è permessa la caccia alla volpe in tana? Perché il cane dovrebbe “solamente” indurre gli animali che vivono all’interno della tana a fuggire all’esterno, cosicché il cacciatore li possa ammazzare col fucile. Ma in pratica questo non accade, o accade solo dopo un combattimento fra animali, ed al Legislatore questo tema è sfuggito.

Censimenti

Volpe

La conoscenza della consistenza e della dinamica delle popolazioni naturali nel caso della volpe, come di altri carnivori, sono quasi sempre molto difficili da raggiungere e a prezzo di sforzi che risultano in genere improponibili. In particolare i censimenti diretti, cioè basati sull’avvistamento diretto degli animali, sono applicabili solo in condizioni estremamente favorevoli, che molto raramente si verificano (Sargeant et al., 1975), mentre più utilizzabili risultano metodi di stima indiretta della popolazione. I metodi indiretti considerati più utilmente applicabili per la volpe sono:

  1. Cattura-marcatura-ricattura, anche noto come Indice di Lincoln-Petersen
  2. Conta del numero di tane occupate
  3. Il conteggio delle tracce e/o delle feci su transetti definiti
  4. Il ritmo di frequentazione di stazioni odorifere
  5. Il numero di capi abbattuti.

In Italia, ad eccezione di situazioni circoscritte, si presenta di difficile applicazione a causa della incompletezza dei dati disponibili sugli abbattimenti venatori.

In base ai censimenti viene calcolato il numero dei capi da abbattere.

Le operazioni di censimento in Italia, ad oggi risultano approssimative e non standardizzate.

Inoltre i censimenti vengono per larga parte delegati direttamente ai cacciatori, è quindi chiaro il conflitto d’interessi perché potrebbero essere i cacciatori stessi, inventandosi il numero di volpi censite, a stabilire il numero di volpi da abbattere.

La volpe nell’ecosistema

Volpe

La volpe scava direttamente le proprie tane oppure occupa quelle di altri mammiferi, come il coniglio selvatico e il tasso; con quest’ultimo sembra possa convivere, anche se per brevi periodi.

La volpe è onnivora: la dieta è costituita prevalentemente da mammiferi di piccole e medie dimensioni (generalmente arvicole, topi selvatici, ratti, nutrie ecc., oppure conigli selvatici e lepre), vegetali (soprattutto frutta matura) e insetti (principalmente coleotteri e ortotteri (cfr. Prigioni, 1991); meno frequentemente uccelli (fagiani, galline, anatre, passeriformi, ecc.), anfibi e rettili, rifiuti e carogne.

I suoi predatori naturali sono il lupo, il cane, la lince (Lynx lynx) e l’aquila reale. I giovani possono anche essere predati da altri rapaci diurni e notturni di grandi dimensioni. Suo principale nemico resta sempre l’uomo.

La persecuzione nei confronti della volpe viene giustificata con il fatto che questa specie si nutre di selvaggina ed è portatrice della rabbia. In realtà la selvaggina (lepri e fagiani) costituisce soltanto una piccola parte della sua dieta, ad eccezione di quegli individui introdotti in natura per “ripopolamenti” a scopo venatorio che, allevati in batteria, non hanno sviluppato le tecniche anti-predatorie diventando facile preda per la volpe (cfr. Corsetti, 1994c).

In compenso la sua predazione su topi, arvicole e insetti è di beneficio per l’agricoltura.

È inoltre un predatore naturale delle nutrie, altro animale che l’uomo ha classificato con il discutibile termine di ”nocivo”.

Ulteriori approfondimenti: La Volpe nella legislazione italiana e nella pratica venatoria, Volpe Vulpes vulpes

Violenza su animali = violenza su umani

Un recente studio condotto dal Nirda (Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali) dell’ex Corpo Forestale dello Stato e dall’associazione Link-Italia effettuato nelle carceri italiane, grazie alla collaborazione del Dap (il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), ha dimostrato scientificamente che il maltrattamento sugli animali è un fenomeno di pericolosità sociale. Lo studio è stato condotto su un campione di 537 detenuti per reati diversi. Di questi l’87% da minorenne ha maltrattato, ucciso o assistito a maltrattamenti e uccisioni di animali. Il 64% dei detenuti ha maltrattato animali da adulto e, tra questi ultimi, quasi la metà aveva già maltrattato animali da minorenne.

Questo studio”, spiega la Presidente di Link – Italia, Francesca Sorcinelli, “è molto significativo perché consente oggi di affermare in modo scientifico che la stretta correlazione esistente tra maltrattamento e uccisione di animali, violenze interpersonali e lo sviluppo di ogni altro comportamento antisociale criminale, è un fenomeno assolutamente vero in termini scientifici e non più solo attribuibile a percezioni o intuizioni personali date dal buonsenso. Oggi è un dato scientifico incontrovertibile.

Trasmissione di malattie

La rabbia in Italia è stata debellata tramite campagne di vaccinazione per via orale, effettuate tramite lancio di esche.

Danneggiamento coltivazioni

Volpe

Come scritto sopra non danneggia le colture, anzi, l’agricoltura beneficia della predazione della volpe su specie che provocano danno ad alcune coltivazioni.

Fonte: The last “pest”. The fox in the Italian law and in the actual hunting management

Maltrattamento durante l’addestramento

Gli animali selvatici vengono maltrattati psicologicamente durante l’addestramento dei cani da caccia in tana. Pur essendo impedito il contatto fisico attraverso l’uso di gabbie in cui vengono rinchiusi i selvatici, il maltrattamento è psicologico: è in corso l’aggressione da parte di un cane ed il selvatico non ha modo di scappare, essendo rinchiuso in gabbia.

Nonostante la dizione normativa, secondo la giurisprudenza non è necessario, per la sussistenza del reato, che dai maltrattamenti sia derivata una vera e propria lesione all’integrità fisica dell’animale. La Corte di  Cassazione, infatti, ha più volte affermato che per la commissione del reato di maltrattamento “non è necessario che si cagioni una lesione all’integrità fisica, potendo la sofferenza consistere in soli patimenti” (Cass. Pen., sez. III, 21.12.1998, n. 3914). Pertanto il reato di maltrattamento può essere ravvisato anche nel caso in cui l’animale sia sottoposto a sofferenze di tipo ambientale, comportamentale, logistico ed operativo

Caccia alla volpe in tana: come avviene

Alcune testimonianze video che mostrano come avviene la caccia alla volpe in tana. Cruente… ma reali.

Firma subito la petizione per impedire queste atrocità!

 

Conosci LAC e il Rifugio Miletta?

Lega Abolizione Caccia: per l’abolizione della caccia e salvaguardia di ogni specie animale e tutela ambientale

La Lega per l’Abolizione della caccia promuove anche la difesa della fauna, la conservazione ed il ripristino dell’ambiente, con iniziative giuridiche, politiche, culturali, educative, informative ed editoriali.

E’ riconosciuta come associazione ambientalista dal Ministero dell’Ambiente ai sensi della Legge 8 luglio 1986, n. 349.

E’ membro dell’EFAH (European Federation Against Hunting) presente con 80.000 soci in 14 paesi europei.

Al Rifugio Miletta trovano libertà e una vita serena molti animali, che convivono tra loro in pace ed armonia.

Tutti provenienti da situazioni di disagio, sofferenza e schiavitù, con noi hanno riacquisito dignità e fiducia, uno spazio nel mondo di loro diritto, in cui potersi esprimere secondo natura e la propria individualità, interagendo con altri esseri viventi in piena libertà.

Ad insegnarci a vivere in una convivenza pacifica e non violenta ci sono Asini, Pony, Mucche, Capre, Pecore, Conigli, Maiali, Cinghiali, Pappagalli, Cani e Gatti. Il Rifugio Miletta è nato con un duplice intento: liberare gli animali non umani da qualsiasi forma di sfruttamento e schiavitù ed inventarsi un luogo dove le vittime liberate potessero riappropriarsi della loro libertà.

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